Il vento gelido rallenta i movimenti del mio corpo già intirizzito. Ancora solo mancano pochissimi passi, ma rimane la convinzione di non farcela che sovrasta nell’animo. Poi, improvvisamente, eccola: avvolta dalla fitta nebbia la visione del sogno. Immensa, oscura nella sua imponenza che raggiunge il cielo, dove le guglie sono tuttora celate dalla bruma.
Mi fermo, ansante, assaporando quell’attimo di sublime piacere nel quale il cuore detta il suo ritmo accelerato. Non riesco a controllare il tremito del mio essere, mentre estasiata, passo dopo passo riesco a smuovere le gambe e ad avvicinarmi. Il respiro è difficoltoso, ho timore che un attacco d’asma possa rovinare quest’idilio.
Emerge a poco a poco, rivelandosi come una donna al cospetto di un amante. Un incontro che racchiude sensualità e desiderio, urgenza e necessità, razionale ed incoerente. Meravigliosa! Un connubio perfetto di maestria e sapere dove le forme si protraggono fin verso la volta celeste; destrezza oppure conoscenze occulte tramandate nei secoli? Rivedo le figure dei suoi architetti, di quegli uomini e carpentieri che consci di “qualcosa” di universale e plasmato avevano interpretato i segni… Loro, i Templari, avevano carpito la Conoscenza Pura, ricercata nei segreti di Gerusalemme. E sempre poi solo loro, intrecciati nell’arte che divenne nei secoli a seguire propria dei Massoni… portando ciò che era “divino” al cospetto dell’umiltà della razza umana, devota e prostratasi davanti a tale onniscienza.
Un rintocco della campana mi risveglia dall’estasi: non è più la visione onirica, questa è la realtà! Davanti ai miei occhi il Portale Reale; con passi malfermi strisciando gli stivali ed il lungo abito di velluto sul selciato, entro dalla porta laterale situata sulla destra del portale principale – unica ad essere accessibile ai pellegrini.
Nell’interno della cattedrale percepisco nuovamente quella morsa particolare che mi toglie il respiro. Canti gregoriani s’innalzano, riempiono l’aria e l’eco raggiunge gli spazi più oscuri dove i secoli si sono annidati sotto forma di polvere. La luce interna è soffusa, poiché il giorno volge al suo termine. Fumi d’incenso e mirra, aleggiano nell’aria, disegnando striature grigiastre in continuo movimento… mi inebriano, seppure l’abitudine ne attenua l’impatto. L’occhio accarezza le pareti di pietra, quindi s’innalza cercando di poter cogliere il bacio delle visioni celestiali: le immense vetrate. Anche se la luce è soffusa e tenue, il loro riflesso mi riveste di una miriade di pietre preziose riverberate dai colori dei vetri. Un raggio di luce più intenso filtra ed il caleidoscopio creatosi assorbe la mia concentrazione: mosaici diafani di spettacolare bellezza si rincorrono sui muri e pavimento della cattedrale. Tutto appare come in un mondo onirico, esattamente come quello del mio sogno! In fondo questa è la vera ragione della mia visita in questo monumento medievale che racchiude un mistero… o forse più enigmi. Non posso dimenticarlo, e questo mi preme nel petto creando fitte profonde che si ripercuotono nell’anima.
Mi dirigo a lenti passi,attraverso la navata centrale, fino a raggiungere il centro del Grande Labirinto. Mi chino, accarezzo la pietra con la punta delle dita. E’ liscia, brilla, non vi è un granello di polvere. Rimango chinata, cercando di percepire le voci che attorno a me ora stanno sibilando in un lamento rinchiuso nella clessidra del tempo. Quanti secoli sono trascorsi?
La chiesa fortunatamente è deserta e solo un paio di donne, nella navata nord del deambulatorio, stanno accendendo delle candele votive davanti alla statua della Madonna col Bambino: la Vergine è nera, pare di carbone… ma è solo il legno di pero che le conferisce il colore.
Ritorno sui miei passi fino al punto di massima energia, finalmente inizio a percepire le forti vibrazioni che mi penetrano fino alle ossa. Rabbrividisco. Salgo i due scalini per poi trovarmi esattamente sotto le quattro ogive che terminano riunite nella chiave di volta della navata centrale proprio all’incrocio con il transetto dei portali nord e sud. Un’ipotetica Croce…
Il mio sguardo viene allora imprigionato dalla vetrata del rosone centrale nord rappresentante la Vergine con il bambino Gesù e nelle vetrate ad ogiva, le figurazioni dell’Antico Testamento.
Sento la mia stesa Anima avvolta dall’atmosfera celestiale vibrare in sintonia profonda e completa.Tento di penetrare oltre con la mente: cerco l’Unione Mistica, ma sono solo una profana… non posseggo quell’iniziazione necessaria. L’unica certezza: qui ho un appuntamento, devo solo essere paziente, presto potrò levare la benda che mi chiude gli occhi… e finalmente capire.
Il remoto riaffiora, pian piano, cullato con dolcezza dalle reminescenza ancorate allo Spirito, alla Mente, all’Anima.
Il primo Tempio, costruito nel Sacro Bosco dei Carnūtes, dove si ritrovavano nei primi secoli dopo Cristo i sacerdoti druidi per venerare la Dea Iside. Poi col passaredegli anni il Tempio originale druido fu rimpiazzato dalla prima vera chiesa merovingia, in seguito da una seconda carolingia in stile romano, costruita ai piedi del muro di cinta della città gallo-romana. Nella cripta rimangono tracce di catacombe diverse, in questo tempio sotterraneo, un controverso pozzo dell’epoca gallo-romana è ricco di strane leggende… e forse proprio grazie a questi miti, non fu mai distrutto.
Varie invasioni,distrussero completamente il tempio per ben tre volte, ed almeno altrettante l’elemento del fuoco divampò danneggiando irrimediabilmente parti dello stesso. Di volta in volta, ma sempre mantenendo le sue fondamenta originali, i prelati ricostruirono il Tempio alla Vergine Maria. Si racconta che anche Riccardo Cuor di Leone abbia partecipato al finanziamento della costruzione…
Ma non posso permettere alla mia Mente di partire, non ora, non qui… devo restar desta.
– Madame, excusé moi, mais on va fermer ! – La voce ed il sorriso di un uomo: mi riscuoto dal torpore… Non rispondo, ho ancora il respiro bloccato dall’estasi che a poco a poco, come un formicolio diffuso si propaga nel mio corpo verso le estremità. Non oso obiettare, quest’umile mortale non potrebbe capire la mia urgenza… mi avvio verso l’uscita.
Mentre ripercorro a ritroso i miei stessi passi, una mano mi prende il braccio. Un sorriso radioso e senza età dipinto nell’oscurità del tempio, mi ricorda il mio appuntamento: – Suivez moi, ma chère. Je vous attendait,il y a longtemps… –
…ooOoo…
Una decina di giorni or sono, ho avuto una visione. In un sogno ho penetrato i segreti di Chartres… Subito dopo Natale, ho fatto le valigie… e queste sono le sensazioni che ho provato.
Questo potrebbe essere un capitolo del romanzo “Le Ventisette Pietre della Luna” – continuazione di “Nebbie nella Brughiera”