
L’uomo vive più vite? Non abbiamo forse, a volte, la sensazione di aver già vissuto una certa situazione, oppure, incontrando una data persona, non ci è mai capitato di chiederci se non ci siano (o ci siano stati) stretti legami con la stessa, in luoghi e in epoche magari remote?
Questa interessante e seducente problematica non è rimasta a livello di colta discussione o di diatriba filosofica, ma è stata tradotta da Claudine Giovannoni in opera artistica, trasposta cioè in un bel romanzo che si legge con l’interesse e la partecipazione con cui si seguono opere, classiche o moderne poco importa, che hanno segnato la storia letteraria per la loro capacità di avvincere il lettore.
Due personaggi, la dama di un castello medievale francese, bella e devota al marito imprigionato da un nobile contendente, incontra un cavaliere dell’ordine dei Templari, educato in Oriente e iniziato a riti magico-religiosi. Fra i due si sviluppa una intensa passione, appena espressa, perché la fedeltà e l’onore impediscono di portarla a compimento.
Parallelamente, una responsabile di cabina della compagnia aerea Swissair si ritrova a compiere un lungo volo transoceanico con un copilota verso il quale nutre fin dal primo impatto sentimenti contrastanti di insofferenza e di attrazione. Ma a poco a poco, mentre i legami affettivi vanno sempre più rinserrandosi, si fa strada (come se certe percezioni, dal profondo dell’inconscio risalissero lentamente alla coscienza ) la sensazione di essersi già conosciuti, di aver avuto una storia comune. E dopo l’incontro, in una pausa distensiva tra un volo e l’altro, con uno sciamano, il quale regala loro uno strano e conturbante ritratto, rivelando insospettate coincidenze, il desiderio di conoscere il proprio passato li porterà a scavare proprio nella storia medievale francese, sulle orme di una bella castellana e di cavaliere errante.
Nel romanzo di Claudine Giovannoni i due momenti (situazione medievale e situazione tipicamente contemporanea) si alternano capitolo dopo capitolo, in un intrecciarsi di situazioni che mantengono vivo l’interesse e la curiosità del lettore.
Il risultato è un testo che ha una venatura di giallo intrisa dello spirito e della leggiadria degli antichi romanzi cavallereschi, grazie all’attento e fedele ancoraggio in una realtà storico-geografica ben precisa. Luoghi e vicende denotano infatti uno studio attento delle regioni, delle abitazioni e delle abitudini di vita, in poche parole della storia medievale, tra il Centro-Nord della Francia e l’Inghilterra, mentre la vicenda moderna non fa che dimostrare la lunga esperienza personale dell’autrice, proprio
quale responsabile di cabina.
Buono il ritmo narrativo che sa avvicendare rapide ed essenziali descrizioni di paesaggi o di persone a momenti colloquiali intrisi di tenerezza oppure tesi e volti allo scontro. Allo stesso modo ritroviamo pagine narrative tranquille e serene seguite da pagine dove dominano l’ansia e una forte tensione. Ma sempre in un linguaggio e uno stile piano e scorrevole, ben misurato, con un proprio ritmo, spesso scandito da brevi sintagmi o frasi paratattiche, e sottolineato da una punteggiatura molto libera e personale che colora il testo di una musica tutta sua.
Il messaggio che se ne ricava è in fondo di amore e di speranza: l’avventura dell’uomo non termina con la morte, ma si sviluppa in altre vite, dove la lealtà e il bene compiuto servono lungo il tempo a plasmare e ad arricchire la coscienza. Una ragione in più per non lasciarsi sfuggire l’occasione di leggere questo bel romanzo.