Biografia: Insubria verso nord Vol.1 – Ceresio, Monteceneri e i Tre Castelli” * “Insubria verso nord Vol.2 – Verbano e valli”

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Tutto iniziò parecchi anni or sono…

Insubria verso nord: Parte 1

Seduto al lato del grande camino nel soggiorno dei nonni materni, il bambino Tito osserva con rispetto e curiosità l’imponente stucco rappresentante due putti…
Ombre scivolano silenziose, presenze arcane che riprendono vita, mentre il ticchettio del vecchio orologio scandisce il ritmo immutabile del tempo che scorre.

L’autore con il suo narrare autobiografico, a volte arzigogolato con dardi di crudo sarcasmo quasi autopunitivo, ci conduce attraverso la sua infanzia ed adolescenza.
Provvisto di un’impressionante memoria visiva, l’autore richiama dal suo passato riportando alla luce i fatti accaduti con sorprendenti particolari e dettagli che conferiscono alla narrazione un’eccellente sensazione di coinvolgimento.
Alcune vicende mi hanno fatto sorridere, pensando al candore infantile nel quale anche la madre di Tito, molto credente, ha invano cercato di allevarlo per trattenerlo “sulla retta e puritana via”.
Evidentemente la furbizia del protagonista nonché narratore, non aveva però fatto i calcoli con una miriade di dettagli che hanno, nel corso degli anni, influito sul suo sviluppo fisico e psichico.
La genuinità della sua infanzia, lo ha avvicinato alla natura, sempre presente lungo tutta la linea della narrazione; sulle montagne e pascoli alpini, tra capre e mucche, in luoghi irti di pericoli dove più di una volta si è davvero trovato al cospetto della morte. Vi è inoltre il crescendo dovuto alla sua maturazione fisica post-adolescenziale, dove sebbene egli fosse ricolmo di scaltrezza e determinazione, le frecce di Cupido non lo hanno risparmiato da diverse delusioni.
La sua ostilità verso le congetture della rozza politica perbenista nella quale la massa proletaria si trova a dover fare i conti, non trascura le descrizioni dei vari personaggi ricolmi d’arroganza e falsità.
Nella narrazione di Tito, seppure in modo rispettoso e a volte implicito, non mancano le caustiche allusioni (sempre solo con le iniziali dei malcapitati) a fatti poco edificanti. Una sorta di riscatto morale, per tante ingiustizie che egli ha dovuto subire sin dall’infanzia.
I passaggi che più mi hanno toccata, forse perché il coinvolgimento permetteva alla ponderatezza di tracimare, sono quelli del nonno in una fattoria nella Svizzera tedesca. L’orrore che i suoi occhi hanno testimoniato, lo hanno segnato nell’animo con intransigenza…
Poi ancora, fin nei grezzi dettagli, vi è la forza della natura che ha chiamato un povero caprone ad essere vittima d’un fulmine (al posto suo), lasciando anche in questa occasione un indelebile segno a livello psicofisico.
E la pesca della “Matrona” a mani nude? Quale più consone duello (quasi) ad armi pari, riuscire a catturare una trota di quelle dimensioni?
Ho quindi assaporato il susseguirsi di fatti personali e situazioni che coinvolgevano le genti di quei tempi, sempre avvinta e curiosa di penetrare ancora di più in queste testimoniane di un personaggio così speciale quanto ritenuto controverso dalle malelingue che devono sempre intromettersi per piantare qua e là la zizzania… ahhh erba così amata dal genere umano!
E questo era solo l’inizio: la seconda parte della biografia sarà ancora più coinvolgente (ed un tantino pepata), da consumarsi senza esagerare, come il buon vino, poco alla volta!

 

 

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Insubria verso nord: Parte 2

Nel secondo tomo dell’autobiografia, la famiglia dell’autore trasloca nel locarnese e per il giovane Tito, la sfida si fa ancora più sentita.
La narrazione molto avvincente non segue più la linea del Tempo, per ragioni di narrazione, il ritmo è quindi scandito e suddiviso tra “passato” (in Ticino) e “futuro narrante” nei luoghi visitati dall’autore, con diverse citazioni del suo attuale paese di domicilio, il Guatemala.
Le svariate esperienze si fanno marcatamente più estrose (vedi viaggio con l’auto verso il Libano) portando alla narrazione una sorta di sentore passionale.
Le tensioni psicologiche, in un certo senso, fanno soffrire anche il lettore. Nei capitoli descrittivi della sua attività quale custode presso la capanna di Robiei, con momenti di cordoglio e dolore per le fatalità occorse, alle gare di staffetta sugli sci dove il suo innato “charme” aveva generato parecchi alterchi.
Ancora una volta la schiettezza dell’autore è disarmante: a tratti si vorrebbe che i particolari fossero più nitidi… ma forse questo è dovuto al fatto che io sono cresciuta negli stessi luoghi da lui descritti ed ho quindi conosciuto personalmente diversi dei personaggi che nel corso della narrazione brillano d’arguzia o di stupidità!
Se nel primo volume vi è radicata l’umile speranza di un bambino cresciuto con sani ideali, in questa seconda parte biografica, il giovane è smaliziato ed ha finalmente compreso che il mondo non si può cambiare ma bensì si deve cambiare il proprio approccio verso il mondo.
Nascono quindi mete ed obiettivi sempre più lungimiranti, che lo vedono salire sempre più su nella “gerarchia” mondana.
Gli ideali di gioventù s’insabbiano e seppure con un certo malessere che traspare dalle parole, l’astuzia lo porta a lucrare con vendite di libri antichi o arredi carpiti a buon prezzo dai solai o cantine dei loro proprietari.
Il senso dell’humour ci accompagna durante tutta la lettura, ogni tanto qualche stravagante confessione ci coglie impreparati (la signora che non voleva togliersi la pelliccia) come pure l’avventura con l’amico pittore all’Happyville.
Forse per punizione (divina?), ecco che la vecchia negromante contornata da un esercito di gatti, non ha voluto svelare ciò che gli asti interpellati le avevano rivelato: il futuro dell’allora giovane Tito.
Il suo fiuto per gli affari fiorisce in modo impressionante, anche se il suo apprendistato non era stato agevolato dal datore di lavoro un po’ troppo pieno di sé, la gavetta lo ha forgiato in modo ottimale!
Da quel momento in poi, il desiderio di emigrare diventa una costante, quasi un’irrefrenabile fissazione.

Arrivata all’ultima pagina, sorge dentro di me la spontanea domanda: e poi?
Mi sembra palese che per scrupolose ragioni letterarie la narrazione ha subito delle “limature” poiché in questo caso l’estro narrante dell’autore è certamente paragonabile al cilindro di un prestigiatore!
Quindi mi pregusto il proseguo di quest’avventura che troverà plauso certo da parte dei suoi affezionati lettori.
Un romanzo da non perdere!

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