Grifo ¦ l’Eresia

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Edito da Lettere Animate

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Il Re di Grifo è vecchio e stanco. L’Ecclesia è corrotta e sempre più il popolo si volge alla nuova eresia che giunge dal nord.

Irio dei Gastaldi, figlio cadetto del Re, brama il trono e complotta contro il fratello primogenito.

Figli degli Dei vogliono riconquistare il potere perduto. L’eretico Clodoveo Ventonero deve conquistare un regno alla sua fede.

CronoRea e Nineve, assoldati da Irio, muovono eventi che non comprendono appieno, parte pedine e parte giocatori, cercando di scrollarsi di dosso i dubbi e la morale.

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Incipit

1. L’uomo dell’Inquisizione

I

Erano alcuni anni ormai che il cuore gl’infuriava in petto mentre saliva al dodicesimo piano. Si concesse una breve sosta, aggrappandosi al bastone, prima di ripartire alla scalata della torre. Anche così sarebbe arrivato in anticipo al Concilium.

Giunto in cima rimuginò per l’ennesima volta sulla propria caparbia. Non poteva certo fingere di essere nel pieno della forza fisica, allora perché si ostinava a svegliarsi quando le allodole ancora tacevano e arrancare da solo per gli innumerevoli gradini che elevavano il Concilium sopra le teste dei comuni mortali?

La stanza circolare era stretta ma raggiungeva i cinquanta piedi di altezza. Guardare in alto gli dava le vertigini ma la vista indugiava raramente sulle travi massicce del soffitto, soffermandosi piuttosto sui rosoni di vetro piombato raffiguranti i Principi Generatori. Vita e Morte, Ordine e Caos osservavano la città di Streio dalla più alta delle sue torri e scrutavano il regno di Grifo determinandone il destino. O meglio solevano farlo quando l’Ecclesia non era minacciata da eresia e corruzione.

Lo scranno che aveva occupato per oltre mezzo secolo al tavolo divino si trovava tra Ordine e Morte, in corrispondenza dell’effige di Iusmet, la Santissima Dea della Giustizia. Era Lei la risposta ai suoi interrogativi, Lei il motivo per cui non osava cedere alla stanchezza. Ogni volta che sentiva le membra infiacchirsi e tremare sotto il peso della vecchiaia la Sua immagine gli dava forza. Non era pronto ad abbandonare il suo incarico, non ancora. Evaldo da Nivefonti, Figlio della Dea Iusmet della Giustizia doveva fare ancora molto per l’Ecclesia. Così sedette al suo posto per riprendere fiato e meditare. Raddrizzò la schiena e assunse l’espressione severa consona al suo ruolo, preparandosi ad affrontare i suoi pari.

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